INTERVISTA A JUNG



 Nel marzo del 1959, in Svizzera, lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung fu intervistato da John Freeman per il programma televisivo della BBC “Face to Face”. Questa è una tra le sue ultime testimonianze.


Nell’incontro Jung affronta argomenti:

 

INFANZIA/FAMIGLIA

La prima volta in cui prese coscienza della sua individualità fu a undici anni. Mentre andava a scuola, si sentì emergere da una specie di nebbia, come se da quel momento potesse dire: ‘io sono ciò che sono’. Capii che era incapace di differenziare se stesso dagli oggetti. Come un oggetto tra tanti altri. Questa rivelazione di sè coincise con la scoperta della fallibilità dei suoi genitori.

 

RELIGIONE

 
Jung apparteneva alla Chiesa Svizzera Riformata
 e da giovane credeva in Dio. Alla domanda se adesso credesse ancora rispose che non ha bisogno di credere perchè sa.


SCUOLA 

Decise di specializzarsi in psichiatria quando aveva quasi terminato gli studi: si presentò la grande occasione di seguire un professore a Monaco, come assistente. Mentre preparava l’ultimo esame, trovò un libro di psichiatria del quale lesse l’introduzione e capii che quella era la sua strada. Anche se all’epoca la psichiatria non era quasi per niente considerata, in essa aveva visto la grande possibilità di conciliare medicina, scienze naturali e filosofia.

 

RAPPORTO CON FREUD 

Nel 1907 conobbe Freud a Vienna, il loro rapporto divenne presto un’amicizia personale.

Secondo Jung, Freud aveva una natura complessa. Aveva il difetto di considerare una cosa conclusa, senza porsi dubbi. Si trovaro in disaccordo a causa della sua mancata preparazione filosofica e il suo approccio esclusivamente personalenon prendeva in considerazione le condizioni storiche dell’uomo. 

Secondo Jung, l'essere umano dipende largamente dalla storia. A formarci è l’educazione, l’influenza dei genitori, i quali loro stessi hanno pregiudizi, o sono influenzati da idee di origine storica e questo è un fattore decisivo in psicologia.

"Noi non siamo né dell’oggi né di ieri, siamo di un’era immensa."

La rottura con Freud coincise con la pubblicazione del libro "Trasformazioni e simboli della libido" di Jung. In più, erano in disaccordo nei loro approcci, i quali erano diversi perché lo erano le loro personalità. Questo lo indusse a indagare sui tipi psicologici

Jung descrive il suo tipo come non statico ma caratterizzato dal pensiero e con una certa difficoltà con il sentimento, e il rapporto con la realtà.

 

EPISODI SIMBOLICI

I particolare considera un punto di svolta per il suo pensiero quando all’ospedale psichiatrico di Washington iniziò a studiare pazienti neri per capire se facessero lo stesso tipo di sogni dei bianchi. "Scoprì" che i sogni erano gli stessi.

Un altro esempio è quello di un paziente schizofrenico, giovane e senza molta istruzione che una volta lo portò alla finestra e disse di guardare "il sole, dal quale fallo, da origine al vento". Quattro anni dopo trovò il lavoro di uno storico tedesco, Dieterich, che si era occupato della liturgia detta di Mitra. Nel testo della liturgia si descriveva quasi la stessa immagine vista dal pazienze.

 

FUTURO


Dopo la Seconda guerra mondiale notò nei sogni della gente una certa inquietudine, che ne rendeva diffcile l'interpretazione. Prima non si pensava alla guerra,
 dopo la gente fu piena di paure.

Per questo, credeva imminente un grande cambiamento dell'atteggiamento psicologico. C'era bisogno di più studi psicologici: per comprendere meglio la natura umana, perché l’unico vero pericolo esistente era, ed è, l’uomo stesso. Si sapeva troppo poco dell'uomo.

C'è bisogno di studiare la psiche umana, perché siamo noi l’origine di tutto il male a venire.

Jung spiega che il peccato e il male fanno parte della natura umana e non crede che l’uomo si allontanerà mai dallo stampo originario del suo essere



 MORTE

La morte psicologicamente è altrettanto importante della nascita e, come la nascita, fa parte integrante della vita.
Non siamo del tutto sicuri che la morte sia una fine perché la psiche possiede facoltà particolari, per cui non è del tutto confinata dentro lo spazio e il tempo. Per esempio si possono fare sogni o avere visioni del futuro. Se la psiche non soggiace all’obbligo di vivere esclusivamente nello spazio e nel tempo significa che dopo la morte è possibile una continuazione della vita, di una qualche forma di esistenza al di là di essi.

Una persona di fronte agli ultimi anni di vita dovrebbe comportarsi come se essa dovesse continuare: meglio guardare con attesa al giorno dopo, come se avesse secoli davanti a sé, perchè quando una persona ha paura si pietrifica, diventa rigida e muore prima del tempo. L'inconscio si comporta come se non volesse credere a una fine di tutto.


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